VITTORIO FELTRI – L’UOMO CHE SUSSURRAVA AI PICCIONI

Vittorio Feltri«Pensava che entrando nella camera da letto del facoltoso ospite avrebbe recitato il rosario? Non ha sospettato che a un certo punto avrebbe dovuto togliersi le mutandine senza sapere quando poteva rimettersele?» Queste sono le parole di Vittorio Feltri a proposito dello stupro subito dalla ragazza di diciotto anni a Milano, durante uno dei party (senza sentimento) che si svolgevano frequentemente nello splendido attico di Alberto Genovese. Il fatto che siamo ormai abituati a questo genere di esternazioni non significa che dobbiamo continuare a sopportarle in silenzio. “Avrebbe dovuto togliersi le mutandine senza sapere quando poteva rimettersele” non sono parole gravi, sono gravissime. E non sono state pronunciate al bar in una opinabile chiacchierata tra amici, ma sono state scritte ieri, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Parole certamente imbarazzanti per chi è costretto a leggerle, ma non certo per il rutto con la pipa che le ha concepite e riportate nero su bianco su quel giornale che purtroppo rappresenta il pensiero (o forse sarebbe meglio dire l’assenza di pensiero) di una gran parte di italiani. Gli stessi italiani che nei casi di revenge porn accusano la vittima e non il carnefice. Siamo messi male. Non so se ci sono i presupposti di un reato penale, ma certamente dietro le parole “senza sapere quando poteva rimettersele” c’è tutto lo schifo di una mentalità maschilista di merda. La donna è sempre rappresentata come un mero oggetto sessuale senza volontà e dignità. E questo messaggio non può e non deve essere veicolato in alcun modo, tantomeno a caratteri cubitali sulla prima pagina di un quotidiano, nell’anno 2020, alla vigilia di una giornata dedicata alle donne.

Quanto dobbiamo ancora aspettare per togliere la penna dalle mani di questa brutta persona e sostituirla con un sacchetto di mangime per piccioni?

di Enrico Chirico


 

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