DIO PRIMA DI TE

Chiese aperte e teatri chiusi


Chiese aperte e teatri chiusi Perché le chiese sì e i teatri no? Circolano da diversi giorni ipotesi riguardante la versione “sicura” delle celebrazioni eucaristiche. Niente segni di pace e contatto fisico tra i fedeli ma si può andare a messa purché si rispettino tre requisiti: distanze adeguate, mascherine sul viso e ostia igienizzata. Il pubblico del teatro evidentemente è infetto dentro, a quanto pare, perché altrimenti si sarebbe valutata una riapertura anche su quel fronte. In fondo gli attori sul palco corrisponderebbero a quelli che celebrano la messa sull’altare (si fa per dire, non vorrei offendere gli attori) e i banchi delle chiese alle poltroncine rosse della sala. Ma qui c’è un problema proprio di categoria, di “massa”. Chiese aperte e teatri chiusi. Si sta prediligendo e tutelando chi va in chiesa rispetto a chi va a teatro. Tra l’altro l’età media è in ogni caso over 60 quindi non riesco a capacitarmi cosa potrebbero avervi fatto di male le nonnine che vogliono ascoltare Cechov invece che la seconda lettera ai Corinzi la domenica pomeriggio. Forse il vero virus di cui si ha paura è quello della cultura e dell’informazione. Si teme la circolazione di proposte, idee, innovazioni. O forse più banalmente è una questione di potere. Da sempre Stato & Chiesa viaggiano a braccetto (ne abbiamo i libri pieni… e non solo), fanno affari nei confessionali, si promettono rispetto reciproco. In entrambi i casi, restiamo consapevoli che è stata sufficiente una pandemia a farci regredire e piombare nuovamente in questo buio culturale.

di Erika Nicole De Bonis


 

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