SANTA BARBARA DA COLOGNO

Il caso Barbara D’Urso


barbara d'ursoLa petizione per cancellare i programmi di Barbara D’Urso pare abbia raggiunto quasi 500.000 firme. Bene, ma non benissimo. Bene, perché mezzo milione di persone che perdono qualche istante del loro prezioso tempo per esprimersi su questo tema sono tante, ed è un piccolo segnale di vita in un mare di cervelli lobotomizzati dai social e dalla televisione. Ma non è attraverso una petizione che dovrebbe sparire Barbara D’Urso con tutti i suoi programmi spazzatura. L’iniziativa nata sulla piattaforma change.org può fungere da termometro per misurare un grado più o meno alto di (s)gradimento, ma non può e non deve in alcun modo diventare uno strumento di censura. Non suonerebbe molto diversamente da un editto bulgaro di berlusconiana memoria nei confronti di Biagi, Luttazzi e Santoro. Il problema non è editoriale (se non a margine) ma culturale. Finché ci sarà chi guarda quello schifo, Barbara D’Urso ha tutto il diritto di esibirsi nel suo circo di disagio e dolore. E Piersilvio Berlusconi fa bene (alla faccia nostra) a guadagnarci sopra milioni di euro. Sono sicuro che anche lui trovi imbarazzante lo stile, diciamo così, di Santa Barbara da Cologno, ma sono imbarazzanti anche le cifre che guadagna vendendo gli spazi pubblicitari all’interno dei suoi programmi. Sai come gode. E lui è un imprenditore, mica un filantropo eccentrico. Loro hanno buon senso. Chi ne è sprovvisto si trova seduto a casa sul divano con il telecomando in mano. Invece di accendere un fuoco, condannando al rogo una delle donne più ridicole di questo pianeta, trasformandola peraltro in una martire, accendiamo il cervello e spegniamo lei. Siamo noi il suo ossigeno. Col cuore

di Enrico Chirico


 

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